Foodstagrammer

Tutte le foto di questo post sono di Rosella Degori, dal suo account Instagram

Che la nuova frontiera del product placement sia quella di omaggiare influencer e blogger con prodotti da far fotografare con il marchio posizionato in modo strategicamente noncurante, non è una novità. Non più tardi di qualche mese fa, fu Harper’s Baazar a dichiarare che l’industria della moda americana spenderebbe oltre un miliardo di dollari per piazzare prodotti e post sui blog più famosi, con tariffe a partire da 500 dollari per qualche centinaia di migliaia di follower, fino ad arrivare a 20.000 dollari e addirittura a 100.000 per sei milioni di seguaci. E se si parla di cibo, certo il placement sarà più economico, ma la situazione cambia poco; così, al posto di forniture di borse e cosmetici, l’influencer verrà invitato nei ristoranti più trendy per pranzi gratuiti in cambio di recensioni o foto sui social.

Sono giovani, hanno interessi molto vari, una conoscenza consistente dei social e una passione per le foto a cibi appetitosi: sono i Foodstagrammer. Il fenomeno, posto sotto la lente di ingrandimento dal The Wall Street Journal  qualche settimana fa, è in realtà già da qualche tempo molto comune anche per i ristoranti più in, che forniti di un team marketing in grado di promuoverli seguendo le tendenze del mercato, invitano personalità influenti della rete a raccontare le ricette del posto e a immortalarle in uno scatto invitante. La tendenza, come era prevedibile, ha scatenato la febbre da fotografia, tanto che, metti una sera a cena in un bel locale, guardandosi intorno non sarà difficile imbattersi in gente che ordina solo cibi ben impiattati e non mangia senza prima fotografarli; il tutto porta infine anche gli chef, consapevoli del fenomeno, a presentare le loro creazioni nel modo più fotogenico possibile, con la speranza che possano fare il giro dei social ed essere “mangiate” da quanti più occhi possibile.

Foodstagrammer professionisti però si diventa con molta pazienza e non è poi così facile accaparrarsi inviti dai ristoranti: avrete bisogno di più di 10.000 follower per essere notati e almeno del triplo per essere pagati per post, che in ogni caso pare possa fruttare anche 350 dollari a scatto. Del resto, se ci pensate, una cena in un posto chic la pagate più o meno tanto e invitare un foodstagrammer in ristorante che a sua volta tirerà qualche migliaio di follower desiderosi di consumare quel brunch, può essere considerato a tutti gli effetti un investimento. Perchè sì, se un tempo la gente decideva dove cenare leggendo recensioni o ascoltando i suggerimenti di un amico, oggi è anche e soprattutto Instagram a decretare la scelta.

Ma come ce l’hanno i Foodstagrammer più noti? A sentire quelli intervistati da The Wall Street Journal, non riescono a spiegare tutto questo successo, ma giurano di non averlo conquistato facilmente. Il loro è diventato un lavoro a tutti gli effetti: alcuni hanno trasformato i propri account in una professione full time, altri hanno sfruttato l’esperienza con i social sul campo per ottenere lavori nella comunicazione, tutti però affermano di postare almeno una foto al giorno e che la qualità dello scatto è fondamentale: quel giusto mix di luce, caos artistico e food porn, con particolare attenzione alle nicchie (il cibo gluten-free, i brunch, i caffè e le colazioni).

Via libera quindi ad avocado on toast, matcha latte, bagel al salmone e filetti succulenti dal successo e follower assicurati!
E se anche voi state pensando di cambiare mestiere costruendovi un personal brand in nome di una cena gratis, date prima almeno uno sguardo a questo articolo e imparate come scattare una foto al vostro prossimo pasto!