Non so neanch’io come ci sia arrivata, ma l’11 marzo ero nell’auditorium della mia facoltà, fasciata da un vestito cipria a ruota, tesa ed emozionata, circondata dalle persone che amo a parlare della mia passione, del mio lavoro e del mio bellissimo “passatempo”, questo blog. Cosa avrei potuto desiderare di più? E aldilà del massimo dei voti ottenuto, della soddisfazione di avercela finalmente fatta, quella più grande, la gioia immensa, è stata essere coerente con me stessa anche negli studi e nella scelta dell’argomento della mia tesi, catturare l’attenzione di un’intera aula annoiata e discutere con i professori della commissione come se fossi ad un colloquio, informale e molto disteso, di blog ed esperienze di lavoro, della mia passione per la scrittura e delle esperienze formative precedenti. In attesa di decidere se pubblicare o no la mia tesi sui Fashion Blogger, ho pensato di condividere con voi il capitolo che più amo, l’ultimo, quello che mi riguarda da vicino, che parla di come è nata la passione per la scrittura e di come si è evoluta nel tempo, tra compiti in classe di italiano, pagine di diario, prime lettere di presentazione, blog, giornali e le esperienze nelle pubbliche relazioni.
C’è il cuore qui. Diviso a puntate perchè troppo lungo. Spero vi piaccia.
Sono un’amante della vita, del buon gusto e delle splendide cose che ogni giorno abbiamo l’opportunità di conoscere, toccare, ascoltare, osservare. La mia più grande passione sin da piccola è la scrittura e dal momento in cui mi sono esercitata per la prima volta nel comporre un tema scolastico, ho avuto la sensazione che adoravo impugnare la penna e scrivere di getto quello che mi passava per la testa, a volte inventando, creando poesie o ripescando dalla realtà quotidiana. I compiti in classe di italiano ben presto si sono trasformati in pagine di diario, una scrittura più intima e calda, vicina al cuore, oggi custodita gelosamente nelle agende riposte nel mio “zaino della vita”. In quel periodo, ormai quasi adolescente, tra un racconto della prima cotta e il litigio con un’amica, ho capito che non avevo nessun problema a raccontarmi, alcune volte anche a psicoanalizzarmi; certo tra il dire e il fare si dice che ci sia il mare e l’oceano nel quale si perdono i miei buoni propositi si chiama “agire”, ma questa è un’altra storia.
Sono passati gli anni, la mia scrittura si è arricchita giorno dopo giorno di nuove sfumature e all’età di circa quindici anni ho avuto il primo, personalissimo approccio con un vero computer. Da quel momento mi si è aperto un mondo. Non solo scoprivo la facilità con la quale le mie dita battevano freneticamente sulla tastiera a ritmo dei miei pensieri, ma venivo a conoscenza di un nuovo lato di me: un’innata predisposizione a trovare, da sola, ciò che mi serviva, l’essere totalmente autodidatta nella scoperta di ogni trucco informatico e quella facilità con la quale reperivo informazioni non mi ha mai più abbandonata. A quei tempi ancora non conoscevo il significato della parola “blog”. L’avrei presto scoperto grazie al professore di storia e filosofia del secondo anno di liceo classico, un tipo per noi alunni abbastanza buffo e curioso, con un metodo tutto suo di spiegare le lezioni e interrogarci.
Un bel giorno, durante l’ora di filosofia, ci informò che saremmo andati nell’aula di informatica perchè ci avrebbe insegnato un nuovo concetto e avrebbe voluto che lo mettessimo in pratica nel più breve tempo possibile. Davanti ai computer, divisi in piccoli gruppi, richiamò l’attenzione della classe ancora poco abituata a quella lezione così strana e ci spiegò un fenomeno che di lì a poco, ne era certo, sarebbe spopolato tra gli utenti della rete. Ci disse di immaginare i blog come un diario e ci spiegò che parte del voto del secondo quadrimestre sarebbe dipeso dalla creazione e dall’aggiornamento di quei siti con gli argomenti che più ci erano piaciuti di filosofia. In un misto di stupore e curiosità per questa nuova avventura, io e i miei compagni di classe cominciammo così a conoscere la blogosfera: imparavamo cosa significa registrare un account, fare log-in, scegliere un template, accedere alla piattaforma per scrivere il post scelto. Con l’aiuto del professore decidemmo gli argomenti più adatti, le immagini più significative per corredarli, i tag per meglio posizionare i nostri post nella rete e l’aspetto grafico che completasse il tutto.
Scelsi Kant. Ma di quel blog dall’impostazione così sempliciotta e la formattazione che lasciava desiderare non ho più trovato alcuna traccia. Perso nella blogosfera. Ricordo solo che era stato registrato su Il Cannocchiale e che negli anni scorsi ho più volte provato a ripescarlo senza alcun successo. Ma se quel primo blog è andato perso, era stata appena innescata una miccia che di lì a poco sarebbe esplosa… “
(Fine prima parte)
Comments
Anna
6/08/2013
Grazie mille Vito, di cuore!
vito M.
5/06/2013
Leggendo questo post, un po mi sono emozionato, mi ha fatto tornare alla mente gli ultimi anni, quelli caratterizzati da questo mondo “virtuale”, che cela però, persone vere che di sanno dare tanto, gioie e dolori, proprio come la vita di tutti i giorni.
Sai, non vedo l’ora di leggere il resto….
Ancora complimenti per il risultato raggiunto, nonostante le tante difficoltà di cui parlavi.
Tienilo sempre presente, gli ostacoli non sono fatti per impedirti il cammino, ma per essere superati.
Un grosso abbraccio, con amicizia, Vito