Torno finalmente a scrivere di me e lo faccio perchè ne sento l’esigenza. Torno a scrivere in prima persona dopo mesi, tre per l’esattezza, in cui il pensiero non mi aveva minimamente sfiorato, perchè presa totalmente da altro: correre, vivere, amare e soprattutto risolvere problemi e situazioni difficili. Le tensioni però prima o poi si risolvono, torna il sereno, la mente si distente ed è lì, nell’angolino più buio del cuore, che ritrovi i tuoi sogni e le tue passioni. E così riprendi in mano la penna o ricominci a ticchettare sulla tastiera. La mia amica lo diceva “Devi imparare a porti degli obiettivi” e io i miei fino a poco fa non li avevo ben chiari e trascinavo pigramente lo studio universitario con me tra gli impegni lavorativi e le mille esperienze parallele. C’è stato anche un momento in cui ho desiderato mollare, perchè ormai troppo stanca di quel “fuoricorso” stampato sul libretto universitario e in mente come una lettera scarlatta. Poi è successo tutto molto velocemente: il senso di rivalsa ha sostituito la tensione e la paura paralizzante, in pochissimi mesi ho dato uno sprint incredibile, studiato e passato gli ultimi esami, quelli più temuti. Ho dovuto abbandonare blog, collaborazioni, mail e scadenze importanti e mi sono dedicata alla scrittura della tesi. Un miracolo, considerato il poco tempo a disposizione, forte motivo di orgoglio, visto il risultato e le notti passate in bianco a documentarmi, scrivere, cancellare e poi riscrivere.

Non so neanch’io come ci sia arrivata, ma l’11 marzo ero nell’auditorium della mia facoltà, fasciata da un vestito cipria a ruota, tesa ed emozionata, circondata dalle persone che amo a parlare della mia passione, del mio lavoro e del mio bellissimo “passatempo”, questo blog. Cosa avrei potuto desiderare di più? E aldilà del massimo dei voti ottenuto, della soddisfazione di avercela finalmente fatta, quella più grande, la gioia immensa, è stata essere coerente con me stessa anche negli studi e nella scelta dell’argomento della mia tesi, catturare l’attenzione di un’intera aula annoiata e discutere con i professori della commissione come se fossi ad un colloquio, informale e molto disteso, di blog ed esperienze di lavoro, della mia passione per la scrittura e delle esperienze formative precedenti. In attesa di decidere se pubblicare o no la mia tesi sui Fashion Blogger, ho pensato di condividere con voi il capitolo che più amo, l’ultimo, quello che mi riguarda da vicino, che parla di come è nata la passione per la scrittura e di come si è evoluta nel tempo, tra compiti in classe di italiano, pagine di diario, prime lettere di presentazione, blog, giornali e le esperienze nelle pubbliche relazioni.

C’è il cuore qui. Diviso a puntate perchè troppo lungo. Spero vi piaccia.


“Raccontare in prima persona la propria esperienza lavorativa e da blogger è stata forse la parte in assoluto più difficile della stesura della mia tesi. Tuttavia, trattandosi di uno studio approfondito su due aspetti che mi riguardano da vicino, era doveroso e necessario da parte mia cercare di fare un punto sulle esperienze, provare a rintracciare i concetti esplicati nei precedenti capitoli anche nella mia biografia, divisa tra il dubbio autocelebrarmi troppo e la gioia nel raccontare i traguardi raggiunti nella mia “seconda vita”, quella virtuale da blogger.

Sono un’amante della vita, del buon gusto e delle splendide cose che ogni giorno abbiamo l’opportunità di conoscere, toccare, ascoltare, osservare. La mia più grande passione sin da piccola è la scrittura e dal momento in cui mi sono esercitata per la prima volta nel comporre un tema scolastico, ho avuto la sensazione che adoravo impugnare la penna e scrivere di getto quello che mi passava per la testa, a volte inventando, creando poesie o ripescando dalla realtà quotidiana. I compiti in classe di italiano ben presto si sono trasformati in pagine di diario, una scrittura più intima e calda, vicina al cuore, oggi custodita gelosamente nelle agende riposte nel mio “zaino della vita”. In quel periodo, ormai quasi adolescente, tra un racconto della prima cotta e il litigio con un’amica, ho capito che non avevo nessun problema a raccontarmi, alcune volte anche a psicoanalizzarmi; certo tra il dire e il fare si dice che ci sia il mare e l’oceano nel quale si perdono i miei buoni propositi si chiama “agire”, ma questa è un’altra storia.



Sono passati gli anni, la mia scrittura si è arricchita giorno dopo giorno di nuove sfumature e all’età di circa quindici anni ho avuto il primo, personalissimo approccio con un vero computer. Da quel momento mi si è aperto un mondo. Non solo scoprivo la facilità con la quale le mie dita battevano freneticamente sulla tastiera a ritmo dei miei pensieri, ma venivo a conoscenza di un nuovo lato di me: un’innata predisposizione a trovare, da sola, ciò che mi serviva, l’essere totalmente autodidatta nella scoperta di ogni trucco informatico e quella facilità con la quale reperivo informazioni non mi ha mai più abbandonata. A quei tempi ancora non conoscevo il significato della parola “blog”. L’avrei presto scoperto grazie al professore di storia e filosofia del secondo anno di liceo classico, un tipo per noi alunni abbastanza buffo e curioso, con un metodo tutto suo di spiegare le lezioni e interrogarci.

Un bel giorno, durante l’ora di filosofia, ci informò che saremmo andati nell’aula di informatica perchè ci avrebbe insegnato un nuovo concetto e avrebbe voluto che lo mettessimo in pratica nel più breve tempo possibile. Davanti ai computer, divisi in piccoli gruppi, richiamò l’attenzione della classe ancora poco abituata a quella lezione così strana e ci spiegò un fenomeno che di lì a poco, ne era certo, sarebbe spopolato tra gli utenti della rete. Ci disse di immaginare i blog come un diario e ci spiegò che parte del voto del secondo quadrimestre sarebbe dipeso dalla creazione e dall’aggiornamento di quei siti con gli argomenti che più ci erano piaciuti di filosofia. In un misto di stupore e curiosità per questa nuova avventura, io e i miei compagni di classe cominciammo così a conoscere la blogosfera: imparavamo cosa significa registrare un account, fare log-in, scegliere un template, accedere alla piattaforma per scrivere il post scelto. Con l’aiuto del professore decidemmo gli argomenti più adatti, le immagini più significative per corredarli, i tag per meglio posizionare i nostri post nella rete e l’aspetto grafico che completasse il tutto.

Scelsi Kant. Ma di quel blog dall’impostazione così sempliciotta e la formattazione che lasciava desiderare non ho più trovato alcuna traccia. Perso nella blogosfera. Ricordo solo che era stato registrato su Il Cannocchiale e che negli anni scorsi ho più volte provato a ripescarlo senza alcun successo. Ma se quel primo blog è andato perso, era stata appena innescata una miccia che di lì a poco sarebbe esplosa… “

(Fine prima parte)