To see the world, things dangerous to come to, to see behind walls,
draw closer, to find each other and to feel.
That is the purpose of life.
Thè bollente alla mano, David Bowie e Lorde a farmi compagnia su Spotify e un tavolo bianco candido pieno di scartoffie (la mia amata gerbera fucsia l’ho messa al riparo sul camino), mi godo il meritato giorno off e torno a scrivere dopo una lunga pausa forzata. Perchè stavolta, signori, non è colpa mia o del blocco dello scrittore, ma di un trasloco zona 6-1 e di una connessione internet domestica che tardava ad arrivare, costringendoci ad arrangiarci come potevamo. Divoramento in meno di una settimana di quell’unico giga mensile di connessione su smartphone compreso.

E’ un pomeriggio uggioso e dalla mia finestra vedo passare signori tutti di un pezzo con ombrelli e donne che ancheggiano su tacchi ticchettanti; io me ne sto buona buona qui, pensando che è già ora di vestirsi e andare a fare la spesa, almeno per la colazione di domani, che tanto alla cena ho già pensato: burrito! Questo pomeriggio mi ha visto mettere un po’ di ordine tra appunti vari e mail e beccare un operatore dall’inglese incomprensibile barcamenandomi comunque in modo abbastanza dignitoso su questioni di soldi e account cancellati e fidatevi, sono soddisfazioni! Forse comincio a realizzare sul serio di aver quasi raggiunto l’obiettivo per il quale da anni mi arrovellavo sulla questione “partire o no per Londra“. Sì, perchè non ho desiderato scappare dalla mia città per mancanza di lavoro e la questione dell’imparare l’inglese è ovvia e quanto mai banale: la vera, unica ragione per la quale ho deciso di mollare tutto e venire a Londra era (oltre a un cuore diviso che necessitava di ricongiungersi in qualche modo con la sua metà) ritrovare me stessa. Buttarmi, rinnovarmi, osservare, rischiare e fare figuracce. Avete letto bene: fare figuracce.

 

Perchè io sono quella che se ne sta buona buona in un angolo, chiede sempre scusa ed è assalita da mille paure, soprattutto di sbagliare, e nel dubbio preferisce stare zitta; solo che così si va avanti a passi da bradipo e io avevo bisogno di una bella botta di vita. Era necessario trasferirmi fin qui per svegliarsi? Per me sì: avevo bisogno di catapultarmi in un ambiente veloce, martellante, a tratti spietato se non stai al passo e soprattutto multiculturale, per vivere la differenza e cambiare. Avevo bisogno di perdere ogni punto di riferimento, fare mille corse per ottenere anche il più misero lavoro, rischiare di rimanere al verde, essere costretta a cambiare marca dei miei prodotti preferiti e chiedere di ripetere più volte le cose che mi venivano dette per rendermi conto che la vita è fatta anche di questo e che se non sei disposto ad accettare il cambiamento non cresci. Ora, non dico che in soli tre mesi sia diventata una campionessa di adattamento e di mentalità aperta, ma gioisco per ogni mio piccolo traguardo (soprattutto quando riesco a farmi capire senza nessun problema o a fare tutto da sola) e sono fiera dei sacrifici che ogni giorno faccio per raggiungere il mio obiettivo. E’ per questo motivo che ieri notte, guardando le ultime scene di The secret life of Walter Mitty ho pianto. Se non l’avete ancora visto fatelo, è un film bellissimo. Ho pianto perchè per ottenere devi essere disposto a perdere e per cambiare devi buttarti, perchè, dicendolo con le parole della protagonista femminile del film, “la vita è avere coraggio e affrontare l’ignoto“. E le montagne più alte da scalare restano quelle delle proprie paure: una volta eliminate saremmo in grado di fare molto di più.
Desidero quindi inaugurare ufficialmente un capitolo nuovo di questo blog, visto che ho cambiato vita da un po’, vivo in una nuova casa e in un nuovo quartiere, ho un lavoro per pagare le mie spese e sto cercando di inserirmi nel contesto sociale del posto. Ci penso da un po’ e sono del parere che le esperienze vadano condivise per essere vissute fino in fondo, ormai è il mio terzo mese qui a Londra e parlando con tanti di voi ho ricevuto richieste di pareri e messaggi di lettori che sperano di raggiungere questa magnifica città al più presto. Così vi dico: io sono qui per ascoltarvi e consigliarvi e anche per proporre, attraverso questo spazio, contenuti sempre nuovi. C’è qualcosa che vorreste sapere in particolare su Londra e vi piacerebbe leggere su Lifestyle Notes? Mi piacerebbe sfruttare il mio blog per raccontare al meglio la mia esperienza, quindi fatevi avanti, attendo vostre!
P.S: Il tempo qui vola e solo ieri mi sono accorta che sul “CHI E’ CHI della moda e del giornalismo” quest’anno ci sono anch’io con Lifestyle Notes! Un piccolo riconoscimento che emoziona e riempie di orgoglio!