Sara Tommasi e il suo “curioso” modo di protestare contro il signoraggio bancario

Mi chiedo se davvero debba essere costretta a leggere questa roba e domandarmi come, in un periodo così difficile, invece di riflettere sulle sorti del Paese e cercare soluzioni concrete per risollevare una situazione di per sé precaria, si perda tempo su ragionamenti retorici e per di più invitando al dibattito improbabili “esperte” che di navigate hanno solo quelle parti che si vantano di non coprire in pubblico.

Ma così è: si combatte per una politica più dignitosa sulla donne, per le pari opportunità, per spingere un paese retrogrado e arretrato che conta uno dei più bassi numeri di occupazione femminile e poi si è costretti ad ammettere che non serve a nulla, che fa più audience uno slip in meno di un cervello pensante, una “farfalla” da rivendicare come guinness dei primati di un discorso ben articolato ed efficace. L’uguaglianza per me non esiste: non sono fiera di essere donna se provate ad associarmi a questa “femmina”, né lo sono per tutti quegli uomini che invece di riflettere sull’atto in sé disgustoso sbavano davanti a due gambe aperte su un corpo vuoto e abbandonato dall’intelligenza e dall’orgoglio femminile.