Bene, ecco qua: mi sa che tu hai paura di essere felice, Emma. Forse pensi che il corso naturale delle cose è che la tua vita sia triste, grigia, cupa, e che ti porti a odiare il tuo lavoro e dove abiti, rinunciando al successo o ai soldi o, Dio ce ne scampi, a un ragazzo (piccola digressione: ti avverto che essere bruttini è un atto di autolesionismo, si diventa noiosi). Arrivo a dire che in realtà secondo me ci provi gusto a essere insoddisfatta e a rendere al di sotto delle tue capacità perché così è più facile, vero? Insuccessi e infelicità…E’ più facile così perché puoi scherzarci sopra. Ti scoccia sentirtelo dire? Scommetto di si. Be’, siamo solo all’inizio. […]
Em, non ti capisco: sei giovane, sei praticamente un genio, eppure la tua idea di divertimento è concederti il lusso di un bucato. Be’, io penso che meriti di più. Sei sveglia, spiritosa, gentile (fin troppo, se vuoi sapere la mia opinione) e di gran lunga la persona più intelligente che abbia conosciuto. E (altra sorsata di birra, prendo fiato) sei anche una donna bellissima. E con questo (altra sorsata) voglio dire che sei anche «sexy», anche se scriverlo mi fa una certa impressione.
Be’, non ho nessuna intenzione di farci sopra uno sgorbio perché è politicamente scorretto dire che una donna è «sexy», e per la semplice ragione che è la pura verità. Sei uno schianto, vecchia carampana, e se potessi farti un unico regalo per tutta la vita che ti resta sarebbe un’iniezione di fiducia. Abbi fiducia in te stessa. Un’iniezione di fiducia o una candela profumata, scegli tu.”
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E dopo quasi tre settimane di sbattimenti, incertezze se restare o no, corse in metro, pause mozzafiato guardando la città col naso in su, chilometri macinati alla ricerca di un lavoro e pratiche burocratiche da sbrigare, solo oggi ho deciso di aggiornare la mia città attuale sui social network, non per farmi bella, ma perchè magari porta bene e finalmente ci credo fino in fondo. Perchè avevo immaginato il momento della partenza in mille modi, mille volte, ma mai avrei pensato che sarebbe arrivato, ancora più assurdo poi, immaginare la mia vita qui. Non so quale sia esattamente il meccanismo che fa seguire l’azione ad un pensiero, so solo che per tanto tempo mi sono detta “Ho voglia di trasferirmi, di vedere nuovi posti e fare nuove esperienze”, ma mi è sempre mancato il coraggio e quel pizzico di incoscienza (o forse di presa di coscienza) che trasforma quella che sembra la più grande cavolata nel più bel regalo che potessi farti.
E così, improvvisamente, tutto diventa più facile e chiaro: ti sei buttata, e già questo è metà dell’opera, e tutto quello che senti non è paura del vuoto e di schiantarsi al suolo, ma voglia di toccare l’acqua e godersi il vento tra i capelli durante il tragitto. Ed io avevo bisogno esattamente di questo. Di questo, dell’imparare a fare figuracce e di migliorare il mio inglese. Anche a costo di dover lasciare un lavoro importante nella mia città e di vivere nell’incertezza. Anche a costo di lavorare come cameriera, commessa o cassiera per i primi tempi, in attesa di ambientarsi. Dopo tre settimane ho così realizzato che è non è cosa da tutti e mi sento più coraggiosa e sicura. Perchè i “non ce la faccio” solo in pochi casi corrispondono a verità e la maggior parte delle volte sono solo scuse che inventiamo per tenere a bada noi stessi e per non affrontare le paure. Non so ancora se vincerò mai le mie, ma ci sto provando.
Sto provando a ritrovare la mia individualità, a gestire gli imprevisti e ad improvvisare, a uscire di casa perchè c’è una metropoli dannatamente bella là fuori e con mille posti ancora da scoprire. Sto provando ad accantonare la parte più introversa e impacciata di me e sto cominciando a buttarmi, ad andare per prima e sola, a chiedere, anche se il mio inglese non regge, a fare colloqui, anche improvvisando con la lingua. Non sempre vinco, ma buttarsi nella mischia è sempre meglio di stare fermi.
I giorni trascorsi poi non sono sempre stati belli: i primi tempi in un posto nuovo tutto è splendido, è vero, ma basta un attimo di incertezza e un brutto momento a buttarti giù e farti desiderare di tornare in un posto sicuro e caro. Io di brutti momenti e ansia ne ho avuti un po’ e ancora tanti ne avrò, ma quando mi capitano cerco un posto a caso non ancora visto e mi ci fiondo, osservo tutta quella gente accanto a me che mi sfiora, incrocia e sorpassa e penso che non sono sola e che forse, con tanta grinta e impegno, anch’io potrò farcela.
Era proprio necessario venire a Londra per capirlo e (provare a) cambiare? Per me che faccio le cose sempre e solo quando mi sento pronta, in grado e certa, sì. Per me che dico “Ok lo faccio” e poi mi tiro indietro, poi mi vengono mille dubbi e torno sui miei passi, sì. Per me che sono un’insicura cronica, altruista e poco propensa all’idea che possa essere all’altezza di qualcosa, sì. Perchè ho bisogno di cadere, fare figuracce, accettare l’idea di sbagliare forma, termini e frasi in inglese per i primi tempi, perchè ho bisogno di abbandonare le certezze di una vita e l’idea che tutto sia per sempre, perchè ho bisogno di capire che i “no”, le porte sbattute in faccia, i rifiuti, gli abbandoni non sono sempre negativi, e se sei caparbio, volenteroso e paziente, fidati, prima o poi ce la farai.
E mi viene in mente una frase, “L’unica cosa che separa te dal tuo obiettivo è la stronzata che continui a raccontare a te stesso, per dirti che non puoi farcela“, di Felix Baumgartner, scritta sul suo blog prima di lanciarsi in caduta libera dalla parte superiore della stratosfera a 39045 metri di altezza qualche tempo fa. Ecco, io credo che di cavolate ce ne raccontiamo tante, per paura, vigliaccheria o forse solo perchè è più facile piangerci addosso e io non voglio essere così, voglio dichiarare guerra aperta ai finti muri di paure e “non posso”, “non ce la faccio” “è impossibile”, “inutile provarci”. Voglio sfidarmi e sfidare la sorte. Questo e godermi Londra, ormai così piena di italiani che non puoi sentirti solo. Londra che o la ami o la odi e io la amo dannatamente e non so spiegarmelo, o forse sì. La amo perchè è incasinata e casinista, lunatica e controversa come me e perchè è una bella botta di vita, a volte dosata male e con eccesso, ma sicuramente un’esperienza da vivere almeno per una volta.
Non so cosa sarà di me i prossimi giorni, mesi, anni, so solo che semmai qualcuno in futuro dovesse chiedermi “E’ questa la vita che sognavi?“, vorrei poterlo guardare dritto negli occhi e con un sorriso dirgli che non ho rimpianti e che sono felice. Vorrei potergli dire di aver amato incondizionatamente persone e luoghi e di essermi messa sempre in gioco per migliorarmi. Di aver sognato ad occhi aperti, perchè se li chiudi perdi di vista l’obiettivo e di aver agito. Di essermi persa, ma volutamente, perchè il viaggio è più bello se ci sono luoghi nuovi e nascosti da scoprire. Di essere stata ferma, sì, così ferma da farmi venire crisi di panico, ma dopo un po’ di aver preso una direzione, una qualsiasi, anche se questo significava lasciare lavori, affetti, posti. Di aver trovato me stessa, l’essenza del mio cuore e di aver visto che in fondo non sono poi tanto male. Di essere finalmente felice. Anche se la strada è tanta e in salita.
Intanto mi godo il viaggio e guardo l’orario: sono le 19.20 (orario sempre italiano): missione (quasi) compiuta. Almeno per oggi.
Comments
Anna
11/08/2014
Caro Ric, ci conosciamo ormai da tanti anni, anche se solo virtualmente e sai che apprezzo tantissimo le tue parole, proprio perchè conosci il mio percorso e una parte di me, quella che riverso sui miei scritti, che in realtà nemmeno molti dei miei amici più cari conoscono fino in fondo. Ti ringrazio e crepi il lupo! Non demordo e vado avanti, prima o poi sono sicura anch’io di poter essere fiera di me stessa a prescindere da tutto! Un abbraccio!
Riccardo Sartori
10/08/2014
Il coraggio di buttarsi.
Buttarsi nella mischia, certo, ma anche “buttarsi” indietro tante cose vecchie, per riuscire a “buttarsi” in avanti con nuove energie.
Ti sei sfidata, hai accolto il cambiamento con entusiasmo e buona volontà.
Che tu riesca o meno a sfondare, sarà comunque un successo, e quando guarderai indietro e rivedrai tutto questo, potrai dire di non avere rimpianti, né rimorsi. Potrai solo constatare che tutto quello che potevi fare l’hai fatto, e questo… beh, è già un successo strepitoso!
In bocca al lupo! Ti auguro di riuscire a rimanere là a inseguire i tuoi desideri, e di restarci invischiata dentro!
Buon tutto!
🙂