Il tempo è davvero un gran balordo. Pensi di averne a disposizione sempre abbastanza e mentre credi di potercela fare è gia passato. Alle volte è anche di un fastidioso: ripenso ai compiti in classe ai tempi di scuola e alla consegna: in quei pochi minuti finali prima della campanella, il ticchettio delle lancette dell’orologio rimbombava nella mia mente nel silenzio assoluto dell’aula. Un minuto prima fremi tutta in attesa che arrivi il momento di vivere una qualsiasi esperienza e quello dopo è già passato tutto e ti ritrovi a tirare le somme.

E così due settimane fa ero a Londra. A quest’ora gironzolavo tra Regent Street e Carnaby Street, a spassarmela da Hamleys e a perdermi tra la folla, i colori e i suoni di una città che quattro anni fa mi è entrata nel cuore, ne ha strappato un pezzettino e se l’è portato con sé. Stavolta ne ho dovuto lasciare un altro di pezzo, con la promessa di tornarci ancora al più presto.

E stai a vedere che presto ci saranno più occasioni. Inutile fare un resoconto di luoghi visitati, consigliarvi i locali dove mangiare o segnalarvi posti interessanti; credo che ognuno di voi abbia un post del cuore a Londra. Quello che voglio ricordare e condividere con voi di quei giorni fantastici è la serenità, i sorrisi spensierati e i progetti. Le persone a me care con le quali ho condiviso la permanenza, il sentirmi parte di un grande cuore che batte a ritmo di altri milioni di piccoli cuori, tutti in quel luogo per tanti motivi diversi; le viste mozzafiato, gli oggetti più impensabili nel mercato di Camden Town, i primi addobbi e vetrine di Natale, i cibi assaggiati per la prima volta; la colazione inglese, la cena libanese e il pranzo arrangiato come capita in una delle mille catene del posto; gli artisti di strada, le storie che si intrecciano, la birra, che rende gli inglesi tutti più simpatici la sera. Lo stile, la creatività, la libertà; l’idea che mi balena da anni e che quasi quasi metti in atto: mollare tutto e trasferirmi subito lì. E infine i saluti: non addii, ma arrivederci. Al più presto, si spera.

Le prime posizioni nella classifica però se le meritano gli scoiattoli sparsi nei parchi (soprattutto lui, soprannominato da me Tippi, che mi ha rincorso quando ha visto che gli stavo scattando una foto, nella speranza di racimolare qualcosa per pranzo) e Primark. Primark è davvero il male! La confusione ha annebbiato i miei sensi e ho comprato davvero poche cose, ma l’idea di poter avere capi originalissimi a pochi pounds, non contradditemi, è malvagia! Nel mio bottino: un maglione burgundy (acquistato nel reparto uomo), uno a trecce beige (che visti i 26 gradi qui da me in città, penso non indosserò mai) e un bellissimo cappellino a forma di pinguino (o gufo secondo voi?).

Poi c’è stato il ritorno, una gran bella botta! Le successive due settimane sono state buio e incertezza, paura e delusione. Ho dovuto rinunciare a grosse opportunità di svolta, ho fatto progetti e li ho disfatti nel giro di qualche giorno. Ho dovuto dire no e ho pianto. Tanto. Ma crescere significa anche questo. Novembre è per me iniziato con me ad un bivio, ormai superato. La decisione è stata presa, molto sofferta, adesso sta a me rimediare con un altro piano e rendermi conto che è ormai lontana la spensieratezza adolescenziale. Si fa sul serio ragazzi! Perchè prepariamo e disfiamo continuamente valigie, riempiamo pagine bianche e cassetti di sogni e speriamo che a realizzarli sia Dio, una stella cadente, il destino o la fortuna. Pretendiamo di restare con i piedi per terra, ma siamo capaci di voli pindarici con la mente che solo i muri in piena faccia e la vita possono arrestare. Vorremmo un tetto sicuro, un gruzzoletto sotto il mattone, una famiglia, un cane e un pesciolino rosso, salvo poi doverci accontentare di un lavoro che ci permetta di tirare a campare e la salute, quella non deve mancare mai.

Certezze poche e forse l’unica sei solo tu, che abiti il tuo corpo e senti il sangue pompare fino al cuore. Tu che leggi questo messaggio, che devi bastare a te stesso e sgomitare per realizzarti o semplicemente crearti una possibilità, un’occasione, una svolta. Tu che sicuramente hai un sogno, anche se nascosto o dimenticato. Io un sogno ce l’ho, anche se al momento ho ben pochi mezzi per realizzarlo, ma tra alti e bassi giuro tutti i giorni a me stessa che lo farò diventare realtà e in un periodaccio di pavimenti liquidi e incertezze mi basta. (certo se qualcuno volesse contribuire anche solo con un po’ di sano supporto, io sono qui a braccia aperte).
[ Il vostro qual è? ]