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(Queste immagini appartengono al servizio fotografico realizzato da Karl Lagerfeld in occasione del 50esimo compleanno di Barbie, che per l’occasione ha posato con il modello Baptiste Giabiconi)

Ultimamente ho nostalgia del passato e non so cosa darei per tornare bambina al tempo delle scuole elementari. Ripenso sempre a quel periodo e ho un bellissimo ricordo di quegli anni, nonostante fossero fatti di cose semplici e a tratti incomprensibili, ma la sensazione di far parte di un mondo immenso, tutto da scoprire e pieno di bellissime sorprese era una fantastica illusione e un prezioso stimolo a gioire di ogni cosa e desiderare di diventare grande in fretta, per poter essere libera di dare sfogo alla creatività e andare alla scoperta di nuove fantastiche avventure.

Complice una bellissima bambina che seguo nei compiti a casa da ormai due anni, questo desiderio di tornar piccola è diventato ormai un chiodo fisso. E lei ricorda tanto me, le mie paure e la voglia di dimostrare una tempra forte celata in un carattere timido. Chi l’avrebbe mai detto che avrei invidiato una puffetta di otto anni! Mi ritrovo a osservarla chiedendomi se anche lei ogni giorno va a scuola con entusiasmo e si confronta con curiosità e gentilezza con le insegnanti e i compagni, se anche lei torna a casa e gioca con i suoi giocattoli preferiti, adora fare lavoretti e gioisce per le piccole sorprese dei genitori. Il Natale poi, e le altre festività, che gioia immensa! I canti, i regali, le recite, stare in famiglia e tirare fino a tardi come i grandi! Il mondo le sembrerà immenso e mai noioso, perché ogni volta scoprirà nuovi fantastici particolari.

I tempi sono sicuramente cambiati ed io mi divertivo con meno, ma la fantasia, la creatività dell’infanzia, rimane la stessa e oggi mi ritrovo ad augurarle che non abbia fretta di crescere, ma che si diverta a immaginare il suo futuro, a sognarlo, magari inventando storie e abbandonando per un po’ pc e videogames.

Sarà anche un luogo comune, ma tornando ai miei passatempi preferiti a quell’età, al primo posto metto sicuramente le Barbie, seguite dal disegno, dalle poesie e dalla creatività manuale. Certo, la mia collezione non era infinita come quella di alcune amichette (lo ammetto: le ho invidiate a lungo e ancora oggi ricordo con aria sognante la stanza di una in particolare, quasi del tutta dedicata alla collezione di Barbie!) e il numero di bambole di plastica è aumentato solo nel tempo, ma era sufficiente per creare storie di tutti i tipi e condividerle con mia sorella, le mie cugine e la mia amica del cuore.

Strano a dirsi però, ora che ci penso, non ho fatto mai lavorare le mie Barbie: difficile crederci ora che il lavoro per me è una delle cose fondamentali, forse è dipeso dal fatto che le Barbie in mio possesso erano tutte principesse, c’era inoltre una ginnasta, una matta dello shopping, una sorella maggiore a tempo pieno e altre simpatiche amiche, che si contendevano il Ken di turno e vivevano ogni giorno mille avventure. Ai sogni però non ho mai rinunciato e riconosco il ruolo che queste bambole hanno rivestito nell’immaginario di tutte noi ragazze ormai cresciute.

In più di mezzo secolo infatti, Barbie ha ricoperto oltre 100 mestieri: è stata sposa, astronauta, reporter, donna manager, insegnante, veterinaria e avventuriera, ha incarnato i sogni e i desideri non solo delle bimbe del tempo, ma delle donne che sarebbero diventate in futuro; non erano semplici sogni di bambina, ma un esempio sano e positivo di creatività, uno stimolo a immaginare la vita oltre gli anni dell’infanzia.

Mai come oggi sento il bisogno di affermare queste cose: in un mondo in cui l’infanzia viene sempre più profanata, violentata, strappata, saltata, in un mondo in cui le bambine diventano grandi e smaliziate troppo in fretta, in un mondo in cui giocare sembra quasi una vergogna, ma non lo è essere presente a soli dieci anni su tutti i social network e chattare come se nulla fosse fino a notte fonda, ben vengano i sani modelli di un tempo, i punti di riferimento positivi, i sogni che sembrano irraggiungibili e le favole a lieto fine. Certo, bisognerebbe renderli più concreti e attuali e spiegare ai propri figli che un sogno va protetto, alimentato e realizzato, ma che questo significa impegno, sacrificio, a volte anche dolore, ma permette di cambiare, di migliorare e di sentirsi vivi.

Per tutti questi motivi ho guardato più volte questo video e non l’ho trovato affatto retorico e per un attimo ho immaginato di poter regalare una Barbie a mia figlia e inventare con lei un mondo di storie. Magari condite di particolari fantastici e surreali, ma lasciandole la possibilità di esprimersi e crescere diventando in futuro ciò che ha sempre sognato da piccola. Articolo sponsorizzato
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