Ieri sera solita sera. In giro fino a tardi, una granita alla frutta e sosta al solito posto, sui gradoni della fontana del castello dall’altra parte della staccionata, quella sicuramente meno vip, ma più fresca e deserta, dove ci si può rilassare parlando senza gridare per farsi capire e ci si consola con un bel venticello dopo una giornata afosa e soleggiata di inizio estate.

Parlavamo di quanto a volte la convivenza con altre persone possa essere tanto ridicola quanto a tratti fastidiosa, anche in famiglia; non per chissà quali gravi problemi, ma anche solo per le piccole manie che ognuno di noi ha e che all’altro risultano strane e incomprensibili. Parlavamo dei nostri genitori, chi più, chi meno, buffi esseri dalle abitudini uguali quasi in ogni casa, del loro modo di essere protettivi e premurosi e degli aneddoti che li caratterizzano e riflettevamo su come almeno una volta tutti noi abbiamo sentito il desiderio di andare a vivere da soli. Magari per essere più indipendenti, sentirsi più grandi o anche solo mettersi alla prova.

Ecco, se dovessi pensare di andare a vivere da sola, almeno per il momento lo farei solo per un unico motivo: evitare risvegli come quello di stamattina! Sveglia ad un orario più o meno improponibile, con una confusione come solo due persone che hanno tutte le buone intenzioni di fare silenzio sanno fare. E’ una legge matematica, del tutto scontata: cerchi di stare attento e invece inciampi, vuoi fare silenzio di notte e ti capitano tutti gli inconvenienti possibili, compresi strani scricchiolii e porte beccate in piena fronte.

Bene, oggi i miei andavano ad un matrimonio. Pensavamo di essercela scampata io e mia sorella restando a casa e invece siamo comunque state coinvolte in preparativi al limite del paradossale, e poi, che casino! Mia madre che in meno di un’ora è andata dal parrucchiere ed è tornata tutta in tiro e truccata. Prima la collana, poi il vestito che stringe e le parole contro la sarta che non capisce nulla, il bagno occupato, i borbottii per avere tutto a portata di mano, la borsa che non si trova e il timore che fosse poco adatta all’abito, le scarpe nuove che fanno male e il pensiero di indossare un altro paio all’ultimo minuto. I capelli, gli orecchini, il tratto della matita sciolto, il dubbio se tornare o meno dall’estetista per rifare il trucco, la tappa in bagno, aspettare mio padre che nel frattempo si era rifugiato nel bagno di servizio.

Oddio, che stress! Ci penso e mi vien da ridere, ma stamattina non la pensavo affatto così e mi è andata prima la colazione di traverso e poi ho urlato come un’ossessa perchè queste cose capitano sempre quando ho tutte le buone intenzioni di aprire i libri! E anche questa è una legge matematica del tutto scontata!

Che pace vederli uscire di casa e ascoltare il suono del silenzio lasciandomi cadere sulla sedia! Senza orari, doveri, almeno per oggi. Decido io cosa cucinare, riordino la mia camera, vado a fare la spesa. Io e mia sorella ce la siam cavata dignitosamente direi. Pappardelle panna e funghi comprese. E siccome son venute così bene che ne ho mangiato una quantità industriale e a momenti facevo anche il bis, quasi quasi scrivo qui la ricetta e magari mi rendo anche utile in qualche modo!

PAPPARDELLE PANNA E FUNGHI

Lasciate soffriggere in una padella un pò di aglio e prezzemolo con dell’olio. Unite i funghi, che avrete prima lavato, in quantità a seconda del numero di persone (di solito conto 400-500 grammi per tre persone). Lasciate cuocere per un quarto d’ora circa aggiustando con del sale e nel frattempo fate bollire l’acqua per la pasta in una pentola a parte. Fate cuocere le pappardelle e contemporaneamente nella padella dei funghi versate la panna (oggi ho provato quella ai funghi porcini ed è ottima) e per i più golosi 100 gr circa di prosciutto cotto a dadini. Quando la pasta è pronta versatela nella padella mescolandola con il condimento. Servite in tavola con del prezzemolo crudo e per chi vuole del pepe.