Se non scrivi di te senza filtri da tanto tempo, ricominciare a raccontarsi è sempre molto difficile ed io mi sono accorta di aver volutamente temporeggiato, evitando così il momento in cui avrei messo nero su bianco i miei sentimenti dopo l’anno appena trascorso.

A un mese dall’addio ai miei colleghi, alle coinquiline, agli amici, alla mia camera e soprattutto a Firenze, eccomi a ripensare a uno di quegli anni che non si dimenticano facilmente, che ci potresti perdere ore saltando di ricordo in ricordo, che ti fa affiorare alla mente, come in una carrellata a velocità pazzesca, volti, profumi, luoghi e parole, per poi farti bloccare all’improvviso, perché sei troppo stanca e non riesci a stare al passo di quelle sequenze felici, ma proprio per questo, perché passate, ormai dolorose.

Se guardo indietro, se ripenso ai mesi prima che tutto avesse inizio, vedo una me diversa, piena di rabbia e sfiducia, perché chiedevo solo una possibilità per dimostrare la mia voglia di fare e puntualmente mi era negata. Poi nel giro di qualche mese tutto è cambiato: la mia vita è stata travolta da sorprese, riconoscimenti, premi e splendidi regali. Una borsa di studio, un master che altrimenti non mi sarei potuta permettere, una splendida esperienza condivisa con altre ragazze che come me amavano la scrittura e la moda e poi quella chiamata a metà dicembre: “Questo fine settimana non ritorni a casa. Lunedì da Roma sali a Firenze: hai un colloquio da Ferragamo!”. E quindi stupore, incredulità, gioia e smarrimento. A quel colloquio hanno scelto me e quel giorno quella risposta ha stravolto la mia vita.

Ho appallottolato tutte le frustrazioni e ho steso davanti a me un nuovo foglio bianco: se ripenso alla sensazione di vuoto nel dover ricominciare tutto in una nuova città quasi svengo! Non è stato facile, per niente. All’inizio è stato un vero incubo. Ma la scommessa con la vita alla fine l’ho vinta io, trascorrendo un anno pieno, non sempre felice, ma proprio per questo adesso più caro, che mi ha permesso di dare un seguito alla voglia di inseguire i miei sogni e mi ha donato un po’di fiducia per andare avanti.

Gli appunti che seguono sono quei nero su bianco che ho annotato già da un po’ nel mio cuore, sul cellulare e su bigliettini, o dove capitava. Li scrivevo camminando di corsa sulla strada verso il lavoro, osservandomi intorno sul tram o nel buio della mia stanza quando mi sentivo sola. Ho voluto riportarli perché senza dubbio questa esperienza è stata importante soprattutto perché formativa. Mi auguro quindi di poterne scrivere altri di questi post, di non sentirmi mai arrivata, di restare umile e soprattutto di poter avere presto un’altra possibilità.

Ho imparato a non aver paura di chiedere aiuto e di far figuracce. La peggior figuraccia la si fa con se stessi se non si ottiene ciò di cui si ha bisogno.

Ho imparato a correre, ad essere veloce, precisa, efficiente e multitasking, a prendere decisioni e ogni tanto obbedire anche agli ordini. Fanno bene e disciplinano.

Ho imparato a vivere da sola, a vivere da sola in una grande città, a vivere da sola in una grande città che somiglia tanto ad un museo a cielo aperto. E quando te ne accorgi non hai davvero parole.

Ho imparato a sbrigare ogni tipo di commissione, accettare gli incarichi e i comandi più difficili, a non tirarmi mai indietro e a correre qua e là per le strade di Firenze. lI più umile degli ordini e anche la più piccola richiesta mi ha permesso di scoprire angoli di una città antica e sconosciuta.

Ho imparato a gestire il mio tempo, la casa, i miei spazi, le mie cose. Ho imparato ad essere donna, casalinga, lavoratrice. Ho imparato a prendermi cura di me stessa e a fronteggiare gli imprevisti. Ho imparato a non aver paura del buio e del dentista.

Ho imparato a sognare, a star sola con i miei pensieri, a non aver paura di restar sola, ad osservare silenziosa la gente intorno a me. Ho imparato ad ascoltare i miei sogni antichi. Per esempio ho capito che vorrei tornar bambina alle scuole elementari e che mi sarebbe tanto piaciuto fare la maestra.

Ho imparato a scrivere inviti, gestire giornalisti ad una sfilata, ricevere ospiti importanti, creare carnet di materiale da spedire, organizzare un evento importante, fare la rassegna stampa, avere a che fare con giornalisti di tutto il mondo, ma soprattutto conoscere la storia di un uomo, Salvatore Ferragamo, che potrebbe essere paragonata ad una favola moderna.

Ho imparato ad apprezzare il valore del fatto a mano, le buone scarpe oltre che splendide e gli accessori pregiati, ho imparato a riconoscere un cambrione e l’intero processo di creazione di una calzatura. Ho imparato ad amare l’idea dell’amore per un lavoro, quella che si può chiamare, in una sola parola, vocazione.

Ho imparato a gestire impegni, treni e aerei, anche nello stesso momento. Ho imparato a non meravigliarmi se nello stesso giorno mi trovavo in tre città diverse tra Nord e Sud: di notte in viaggio da casa, dopo poche ore a Firenze, giusto il tempo di cambiarmi e dopo pranzo un colloquio a Milano. Nonostante tutto la sera tornata a casa i miei pensieri stanchi urlavano “Che figata!”.

Ho imparato ad amare nuove persone, ho imparato che non bisogna conoscersi da una vita per entrare prepotentemente nel cuore di qualcuno e che il tempo, ahimè, logora invece rapporti che credevi solidi e importanti e in quel caso l’unica cosa saggia da fare è saperli lasciare andare e dir loro addio prima che ti uccidano. Oggi, in un solo anno ho almeno una ventina di persone in più da amare, alle quali ogni mattina dedico un pensiero d’affetto e che vorrei qui per poterle abbracciare forte forte.

Ho imparato a conoscere le mie coinquiline, a gestire con loro lo spazio e il tempo, ad amarle e a saperci anche litigare, a piangere e a consolarci. Spero di poter avere presto la possibilità di ritrovarle.

Ho imparato cosa significa lavorare in una grande azienda di moda internazionale. A gestire lo stress, le tante corse, i pranzi di lavoro, il poco tempo libero, spesso anche sacrificato. Ho imparato ad avere zero vita sociale e ad andare a dormire il venerdì sera presto senza aver nostalgia delle notti in cui fai tardi con gli amici, che sono a casa e ti mancano terribilmente.

Ho imparato ad amare i miei genitori di un amore nuovo, potente, come quello che provi solo quando una persona cara non è accanto a te. Ho imparato a comprendere ogni loro gesto, parola e sacrificio e sono fiera di loro.

Ho imparato ad amare il mio ragazzo come mai avrei pensato di saper fare. La lontananza spesso allontana, nel nostro caso ci ha unito indissolubilmente. Avrei dovuto immaginarlo: non siamo mai stati come gli altri ed è questo il segreto del nostro amore.

Ho imparato a fare sacrifici, a gestire i miei soldi a fare rinunce.

Ho imparato che sono una persona più forte di ciò che pensavo, ma ancora abbastanza debole per poterlo gridare ad alta voce, che posso star da sola e di aver sconfitto molte delle mie paure, ma che ho un massimo di autonomia, dopodichè devo ricaricarmi per evitare di spegnermi completamente.

Ho imparato che l’amicizia si misura anche con la distanza e rendersi conto di aver superato la prova è stata una bellissima sorpresa.

Ho imparato ad apprezzare una passeggiata di prima mattina quando le strade non sono ancora affollate e la sera tardi, quando tutto è silenzioso e sei sola con i tuoi pensieri assordanti.

Ho imparato che le cose accadono quando meno te l’aspetti, quando ormai non ricordavi di averle desiderate.

Ho imparato che chi si ferma è perduto. E guai a mollare prima di iniziare. Se non avessi accettato questa opportunità, se avessi ascoltato le mie paure, non avrei vissuto l’anno più assurdo, favoloso e sconvolgente della mia vita.