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Abbiamo rischiato di non fare più nulla con Avatar. Prima ancora di partire sapevamo che la sala era tutta prenotata e che ci sarebbe stata molta confusione, ma non ci siamo scoraggiati. Abbiamo aspettato mezz’ora in attesa che scadessero le prenotazioni e noi potessimo prendere i posti disponibili, ci siamo riusciti ma eravamo in prima fila e ho ascoltato in silenzio i brontolii di chi rischiava di spezzarsi collo e schiena per guardare il film, ma non mi importava nulla, volevo solo vederlo e ci sono riuscita. Finalmente in 3D.

Appena uscita dalla sala ho detto ai miei amici che è il primo film con una morale dopo tante pellicole di storie banali viste recentemente al cinema. Avatar non ha la presunzione di raccontare una storia vera, nè tantomeno di sconvolgere gli spettatori con un finale a sorpresa, ma dietro quegli alieni, dietro Pandora, il loro pianeta, si nasconde la storia dell’uomo, fatta di dominazioni e sottomissioni, di deturpamenti di luoghi incontaminati, di distruzione della natura. Avatar è una storia inventata, certo, e mai si penserebbe di emozionarsi per un popolo di giganti blu che volano su pseudo-pterodattili e vivono in una foresta incantata, ma l’effetto è quello di assistere a una delle tante cavolate commesse dall’uomo nel corso dei secoli,  spesso spinto da sporchi giochi di potere e portato a sconvolgere equilibri inviolabili, quasi sacri, anche a costo di compromettere se stesso.

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Non vi dirò altro, so che alcuni di voi andranno a vederlo in questi giorni, ci tenevo però a parlarne bene, per svariati motivi, uno tra i tanti la regia. James Cameron infatti non ha bisogno di presentazioni, ma più volte è stato criticato per i suoi film, scontati, alcuni dicono. Io trovo che abbia saputo dirigere un’ottima pellicola e che soprattutto con il suo lavoro abbia dato il via alla vera filmografia tridimensionale, che sicuramente nel giro di pochi anni si diffonderà a macchia d’olio.

Consigliato? Assolutamente sì!